mercoledì 29 giugno 2011

TAV, politica e sangue

A volte è necessario combattere e sanguinare. L'Europa soffre, e la guarigione passa solo attraverso l'eliminazione di zuccheri e droghe: il concetto di mercato liberale e in espansione, la delega di ogni responsabilità alla politica.
Questi ultimi tempi vedono scontri in piazza, anche duri, non come nel '76, ma ben più cruenti di quanto ci si era abituati a vedere dopo 30 anni di sonno. In Grecia, in Spagna, in Francia e in Italia varie motivazioni spingono gli uomini a tornare cittadini: è la democrazia come l'abbiamo intesa dal dopoguerra che fallisce, perché il punto in comune è il fallimento della politica nel garantire benessere ai cittadini, nel garantire partecipazione, diritto allo studio e qualità dell'università, e così via.

Oggi scrivo per parlare delle manifestazioni contro le "grandi opere pubbliche".
La TAV: un'opera pensata già storpia. Da costruire in un periodo di magra economica, da affiancare ad una ferrovia già esistente a poca distanza e già sottoutilizzata. Costosa come il ponte sullo stretto di Messina e dall'impatto ambientale ancora maggiore. Uno sfregio dell'economia dei pochi alle ricchezze dei molti: la valle e i suoi abitanti.
Allo stesso modo è uno sfregio alla dignità dei concittadini della val di Susa, e alla democrazia quello che sta accadendo in questi giorni ai loro danni: feriti, cariche, militarizzazione dei cantieri, e poco fa la notizia e le foto tramite blog e twitter dello sfregio alle tende dei manifestanti da parte delle forze dell'ordine.

Qui le poche e semplici ragioni per cui non solo i cittadini della val di Susa, ma tutti noi cittadini italiani ed europei dobbiamo impedire che questo ennesimo errore venga compiuto.

Mi ricordano molto gli argomenti per cui tutti i cittadini delle coste marchigiane si sono e si stanno ribellando contro la costruzione dei rigassificatori a largo di Porto Recanati e Falconara Marittima:

  • dannoso per i locali
  • perdita economica netta per la nazione
  • ridondante
  • ad elevato impatto ambientale
  • a rischio catastrofe
Per Porto Recanati al momento le prime battaglie sembrano vinte. Del resto parliamo di una bandiera blu tra le più belle delle Marche. Ma per Falconara ancora il destino sembra incerto, se non pericoloso: la regione deve ancora decidere e continua a rinviare la decisione, schiacciata dai cittadini da una parte e dal governo dall'altra. Qui i motivi per cui opporsi a questa opera.

Politica e sangue, sono contento che l'Italia stia vivendo un periodo di risveglio, perché a un certo punto con le buone maniere non si ottiene più nulla. Ci sono dei pazzi che credono di fare qualcosa di utile facendo saltare i siti del governo italiano e dei suoi partiti, come gli hacker* dietro a #italianrevolution. Purtroppo bisogna sporcarsi le mani, potrebbero far saltare il web intero, ed il mondo andrebbe ancora avanti. Allo stesso modo il cibo non si genera spontaneamente negli scaffali dei supermercati, perciò lascio il computer e il tempo perso finora per andare a sistemare l'orto...

* è spiacevole dover usare il termine hacker nel suo senso improprio (vd. "L'etica hacker", P. Himanen)

domenica 19 giugno 2011

Pixie cheee??? Ma anche no!

Notizia fuffa su "La Repubblica" [1], pensata per alleggerire il lettore dai fatti di cronaca e politica. A me appesantisce lo stomaco. Analizziamo la prima parte della notizia:
""Pixie Dust". Così si chiamerà, o almeno così sperano i suoi creatori, il prossimo drink giovanile americano, frutto della ricerca scientifica. Prodotto grazie alla collaborazione di due ricercatori del programma di scienza alimentare della University of Wisconsin di Madison, il drink - una polvere liofilizzata di frutta che può essere mescolata sia con il latte che con l'acqua e che equivale al fabbisogno giornaliero di frutta di una persona - è stato presentato all'incontro annuale dell'Institute of Food Technologists 1 che si è tenuto recentemente a New Orleans. 


Vincitore di un concorso per giovani scienziati lanciato dall'IFT in collaborazione con Disney, e concepito per il pubblico under 16, il nuovo drink sarà presto disponibile in tutti parchi sparsi per il mondo."
Ora:

  • ha un nome del c****, che serve solo a nascondere quanto sia falso e mummificato il suo contenuto. Ora manca solo un bello spot, delle faccie da c*** sorridenti e il gioco è fatto.
  • buono il fatto che ne abbiano ascritto il consumo ai giovani americani. Significa che da noi non ci arriverà mai, spero, no? Pessimo il fatto che abbiano già dato per scontato che i giovani, come me, saranno i primi cretini a cadere nella trappola.
  • E di trappola si tratta: è solo una trovata commerciale, lo si capisce nelle ultime righe, escogitata da Disney per entrare in un mercato che ancora non era di loro competenza, puntando sulla loro presa sul pubblico giovanile, e compiacendo genitori "preoccupati" per la salute dei figli che credono così di unire l'utile al gustoso.
  • una polvere liofilizzata un mio amico, che non è neanche un macrobiotico la avrebbe definita cibo mummificato. Cosa c'è della frutta? Le fibre? No. Le vitamine? Forse, ma la biodisponibilità delle vitamine, dei minerali e degli oligoelementi dipende esclusivamente dalla dieta (questo lo dice la medicina ufficiale) e quindi tutto un cavolo prendere integratori.
  • A cosa serve? Per evitare di mangiare la frutta. Come se fosse faticoso! Se i bambini non mangiano frutta, verdure o cereali è solo colpa dei genitori che non gli insegnano A: cosa fa bene, B: l'amor proprio (perché farsi del bene è amor proprio), C: la forza di volontà. (NB: una dieta macrobiotica, ovvero equilibrata, prevede la frutta mangiata in piccole quantità e ci sono buoni motivi per farlo)
  • Mescoliamola con il latte, sì dai! Tanto gente che ha un PhD in chimica molecolare ancora non ha trovato il tempo di leggersi gli studi che dimostrano la nocività del latte vaccino su bambini e adulti. Ancora non ne ho parlato? Segnato: da fare...


Continua, in generale: "L'idea è quella di utilizzare queste tecnologie per mettere a punto pietanze che - si spera - ci aiuteranno a combattere il diabete, l'obesità, la fatica mentale, l'osteoporosi, il cancro e anche l'invecchiamento. E rappresentare quindi la risposta dell'industria alimentare allo stress tossicologico, o almeno alla crescente disagio che il popolo statunitense esprime nei confronti della contaminazione chimica con la quale deve fare i conti quotidianamente. L'inserimento di quantità molto spesso microscopiche di questi ingredienti in cibi destinate a finire sugli scaffali dei supermercati potrebbe aiutare a combattere Ie sindromi e le malattie più diffuse"
Ma cambiare i contenuti degli scaffali no? La macrobiotica cura il diabete [2], l'obesità (e anche bulimia e anoressia, ho visto di persona), osteoporosi e invecchiamento. Per il cancro non mi voglio lanciare in "conosco diverse persone che hanno guarito il cancro con la macrobiotica" perché poi mi si dice che tre casi non significano nulla (effettivamente non hanno valore statistico), però sicuramente lo previene.

Biblio:
[2]: Porrata et al. "Ma-Pi 2 Macrobiotic Diet Intervention in Adults
with Type 2 Diabetes Mellitus", MEDICC Review, Fall 2009, Vol 11, No 4 (Peer Reviewed) http://www.medicc.org/mediccreview/articles/mr_119.pdf

sabato 18 giugno 2011

Va tutto riformato!

La catena della produzione alimentare è tutta da riformare, anzi da formattare!
Alla diffusione del E. Colii, imputata a vari ortaggi[vd. post], tra cui germogli di soia biologici, si aggiunge ora un'altra ondata dovuta ad hamburger[2]. Come vedete il rischio di mangiare cibo contaminato da agenti biologici (o a maggior ragione chimici, di cui ci accorgiamo troppo tardi) nocivi è sempre presente. Non sappiamo niente di quello che si trova sugli scaffali di un supermercato, tranne che ha fatto un sacco di strada e chi lo ha prodotto non si è curato di altro se non del proprio profitto. Neanche il bollino del biologico per come è stato pensato garantisce poi nulla. Se io compro biscotti biologici con olii tropicali che vengono da fuori l'UE, con farine che vengono dalla Cina, e poi varie sostanze chimiche per lievitare, addensare, aromatizzare... beh, quello non è un prodotto biologico, quello è solo un bollino come tanti altri.
Quello è un "falso alternativo".

La vera svolta è produrre tutto nelle vicinanze, utilizzare pochissimi semplici ingredienti (per dei buoni biscotti ne bastano 6, per un gelato 3, per la marmellata 3, per uno shampoo 6), applicare a tutti un'etichetta trasparente come quella promossa da UPM e Mario Pianesi.
Sul numero di maggio/giugno di Verde Ambiente, la rivista del VAS (copertina in figura sopra) si parla di varie proposte di etichetta trasparente, di cui la più concreta è quella proposta da UPM che ha curato un articolo su tale numero dove riporta le immagini di alcune etichette attualmente in uso. Di fatto, tra tante proposte fumose, quella di UPM è l'unica in atto da anni, completa, funzionale. Posso tollerare che si dicano tante cose sui macrobiotici, che sono gialli, che mangiano sciapo, che sono fissati, ma non si può dire che non abbiano coraggio, passione, idee forti e rivoluzionarie, non si può dire che non facciano ciò che è universalmente riconoscibile come giusto per loro e per tutti: se la metà di noi vivesse una vita macrobiotica potremmo dimenticarci tutti i problemi di cui siamo afflitti oggi.

A presto, un post sull'etichetta trasparente Pianesiana.

mercoledì 8 giugno 2011

da una mia lettera sulla macrobiotica ad amici

[...] Uno dei capisaldi della macrobiotica è proprio questo: non ci importa dei soldi per pagarci vestiti vacanze e relax, e ci riassumiamo le responsabilità cedute negli ultimi decenni. Per questo bisogna lavorare sodo: la responsabilità sui propri familiari e sulla loro salute (il che presuppone una famiglia compatta se non allargata, e l'educazione all'amore e alla cura per gli altri, altro che telecamere per sorvegliare i neonati da lavoro), sul suolo e l'ambiente in cui ti trovi (addio discariche abusive, cementificazione, appalti edilizi, cemento fatto con la sabbia di mare e in definitiva parte della mafia come la conosciamo), sulla tua salute, perché potenzialmente ti conosci meglio tu che un medico che ti vede una volta in vita e ti manda via con una cura che non saprà mai se ha funzionato o no (addio malasanità), sul cibo e su come viene lavorato (addio supposte pandemie aviarie e suine, cetrioli spagnoli, mozzarelle blu e via dicendo), responsabilità verso la tua comunità (addio micromafie comunali, appalti truccati e privatizzazioni dei servizi), responsabilità e parità verso le persone con cui lavori (lavoro esclusivamente tipo società cooperativa, addio a finanza, aziende con migliaia di dipendenti in tutto il mondo di cui pochi assorbono i guadagni e tutti pagano le perdite) e l'elenco non finisce qui.

Per tutto questo bisogna lavorare tutti i giorni, come è sempre stato. Cioè invece che passare la giornata a studiare le azioni in borsa, le pratiche legali di un cliente, le tecniche per miniaturizzare i transistor, le pratiche burocratiche di un dipendente, i versi di Leopardi, ovvero quello che fa in un ufficio la maggior parte di noi, bisognerebbe fare altre cose, lessicalmente note come "meno nobili", ma che al contrario sono molto più nobili, perché sono da e per gli uomini. 

Bisogna sapere meno in profondità, ma conoscere tutto. In una giornata si fanno cose per gli altri, si lavora con attrezzi, si pensa al proprio corpo, si cucina da mangiare, e ci si istruisce un po' quando si è fisicamente stanchi.
Dico questo anche per riallacciarmi al tema dell'economia P2P[1]: questa che dipingo è un'economia P2P, più materiale, ma sempre P2P. Perché di base come concetto questo del P2P è antico come l'umanità, solo che oggi è applicato su scala globale attraverso i terminali e la rete.

E non importa quante touch gestures Steve Jobs può inventare, sempre terminali sono, e tramite meccanismi P2P ti puoi scambiare un sacco di ciaffi inutili, o alla meglio della buona musica (possibilmente sotto licenza CC[2][3]). 

Ma da una mano all'altra puoi scambiare un frutto, un vestito, uno schiaffo o un gesto d'affetto. Qualcosa di autentico perlomeno.

[1]: The P2P Foundation
[2]: Creative Commons License
[3]: Jamendo, musica libera

mercoledì 1 giugno 2011

Cosa non accadrebbe se...

Cosa non accadrebbe se nel mondo si mangiasse zuppa e piatto, da prodotti acquistati localmente e comunque completi di etichetta Pianesiana, se si facesse uso parco di energia e risorse, se si lasciasse ad ogni popolo l'autonomia economica, alimentare, politica: alcuni esempi presi a caso dai quotidiani in questi ultimi due giorni:

  • Epidemia da E . Coli dovuta a cetrioli d'importazione (o forse no?)
  • Cereali metallizzati e amenità magnetiche (video incredibile)
  • Incidenti nucleari, ogni anno ne avvengono a decine, e molti altri sono taciuti dalle autorità (vedi il caso TEPCO)
  • 1 miliardo di affamati nel mondo, con domanda d'acqua in aumento e terre che perdono la fertilità: basterebbe che in ogni luogo si applicasse la "policoltura" piuttosto che le agricolture chimiche e intensive che desertificano i suoli modificandone il pH e quindi distruggendone la flora di microorganismi che permettono la rigenerazione degli elementi nutritivi. Ovviamente sarebbe necessario anche un cambiamento economico, lasciando ai paesi di terzo e quarto mondo la libertà di governarsi come meglio credono, dal momento che noi occidentali dai tempi del colonialismo abbiamo solo peggiorato le loro condizioni di vita (e non è donando vaccini "scaduti", o meglio inutili e pericolosi, che tanto non ha usato nessuno, che il conto si pareggia)
Perché la macrobiotica può annullare questi problemi e come? Se ve lo chiedete domandate!