lunedì 28 novembre 2011

Pane nostro che sei in Romania

"Ce lo metto io lo sfilatino"
Bravi, bravi, fidatevi della grande distribuzione, da [Le inchieste La Repubblica 1 nov]:
"Da qualche tempo, la produzione di pane del Paese dell'Est è salita a 4 milioni di chili. Una buona parte la mangiamo noi. Quasi un quarto del prodotto confezionato venduto nei nostri supermarket arriva di là. Preimpastato e surgelato dura due anni e basta una rapida cottura. Poco si sa sugli aspetti igienici e non c'è obbligo di esplicitare la provenienza sull'etichetta"

Tutto questo a fronte di un'economia locale che produce farine e pane con grano locale, integrale, senza lievito di birra, lievitanti chimici né zucchero, pane di riso, e tanti altri tipi di pane che si facevano fino a prima del boom economico e sono stati poi dimenticati per lo schifoso pane bianco chimico da panetteria comune, ristorante o supermercato.

Un esempio: al punto macrobiotico più vicino potete trovare pane a lievitazione naturale, con farina di frumento integrale, locale, da grani antichi (e non brevettati, a differenza del kamut, roba da matti brevettare un cereale) e pane di riso. Potete anche trovare pizze salate, maritozzi e altri dolci senza uova, latte e zucchero. Tutto questo a prezzi equivalenti a quelli di mercato, alla faccia dei vari negozi "bio" e "green" che propinano prodotti strampalati (avevamo davvero bisogno della Quinoa che si fa il giro del mondo per arrivare qua?), pieni di ingredienti non necessari ed esotici a prezzi da latrocinio.

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